La dichiarazione di sostenibilità è un documento obbligatorio che le imprese devono redigere e pubblicare per fornire informazioni dettagliate, comparabili e affidabili sui propri impatti, rischi e opportunità legati ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) e sul modo in cui tali aspetti influenzano la strategia, le operazioni nonché la performance economica dell’organizzazione.
La dichiarazione di sostenibilità si basa sul principio della doppia materialità:
- Esterna o impatto: come le attività aziendali influiscono sull’ambiente, sulla società e sui diritti umani
- Interna o materialità finanziaria: come i rischi e le opportunità legati ai fattori ESG possono incidere sulla sostenibilità economica, patrimoniale e finanziaria dell’impresa.
In particolare, con l’entrata in vigore, dal 2024, degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) e il recepimento in Italia delle direttive europee avvenuto a Settembre 2024 (D.Lgs 125/2024) si è segnata una notevole svolta in ambito di dichiarazione di sostenibilità.
Per i soggetti obbligati, la redazione della dichiarazione di sostenibilità rappresenta ora un’importante sfida in quanto la nuova normativa:
- disciplina dettagliatamente sia la forma che i contenuti delle dichiarazioni (tramite 575 obblighi di informativa integrati con 494 requisiti applicativi)
- Introduce la figura del Revisore della Sostenibilità, chiamato ad attestare la conformità della dichiarazione alle nuove norme.
- richiede l’inserimento della dichiarazione all’interno della relazione sulla gestione
ESG: soggetti obbligati a redigere il reporting di sostenibilità
La platea dei soggetti obbligati alla redazione e pubblicazione della dichiarazione di sostenibilità, a seguito del recepimento della Direttiva europea 2022/2464 avvenuta con il Dlgs 125/2024 nel mese di settembre 2024, è stata notevolmente ampliata.
In particolare la Direttiva prevede un’introduzione graduale dell’obbligo, come di seguito rappresentato.
Soggetti obbligati dal 2025 (Anno di rendicontazione 2024)
Banche, assicurazione e imprese di grandi dimensioni quotate (già obbligate ai sensi della precedente direttiva n. 95/2014 UE alla redazione della Dichiarazione non finanziaria) che superano, nel primo esercizio di attività o per due esercizi consecutivi almeno due dei seguenti limiti:
- Numero medio dei dipendenti occupati durante l’esercizio: 500
- Totale dello stato patrimoniale: 25 milioni di euro
- Ricavi netti delle vendite e delle prestazioni: 50 milioni di euro
Soggetti obbligati dal 2026 (Anno di rendicontazione 2025)
Imprese di grandi dimensioni che superano, nel primo esercizio di attività o per due esercizi consecutivi almeno due dei seguenti limiti:
- Numero medio dei dipendenti occupati durante l’esercizio: 250
- Totale dello stato patrimoniale: 25 milioni di euro
- Ricavi netti delle vendite e delle prestazioni: 50 milioni di euro
Imprese madri di un grande gruppo che su base consolidata supera almeno due dei limiti di cui al punto precedente.
Soggetti obbligati dal 2027 (Anno di rendicontazione 2026)
Le piccole e medie imprese quotate, gli istituti di credito di piccole dimensioni e le imprese di assicurazioni e riassicurazione dipendenti da un Gruppo nel primo esercizio di attività o per due esercizi consecutivi almeno due dei seguenti limiti rientrano nei seguenti intervalli:
- Numero medio dei dipendenti occupati compreso tra 11 e 250
- Totale dello stato patrimoniale compreso tra 450 mila euro e 25 Mln
- Ricavi netti delle vendite compreso tra 900 mila euro e 50 Mln
Soggetti NON obbligati
Non rientrano, infine, nell’ambito di applicazione le microimprese, anche qualora siano quotate nei mercati regolamentati dell’Unione, le PMI non quotate e le cooperative di grandi dimensioni.
VSME: un’opportunità per le PMI
ll VSME “Voluntary Standard for Non-Listed SMEs”, elaborato dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), è uno strumento volontario destinato alle micro, piccole e medie imprese (PMI) non quotate in borsa al fine di supportarle nel loro percorso di rendicontazione ESG (ambientale, sociale e di governance) e redazione periodica del report sulla sostenibilità.
Rispetto alla normativa CSRD e dagli standard di rendicontazione ESRS, ha un approccio più accessibile e meno oneroso.
Reporting di sostenibilità ESG: benefici per le aziende
Sia per le realtà obbligate dalla normativa alla redazione della dichiarazione di sostenibilità, sia per le PMI che su base volontaria redigono il proprio report, i benefici che derivano dalla rendicontazione ESG sono molteplici:
Migliora la reputazione aziendale
La rendicontazione permette di diffondere l’approccio della società alle tematiche di sostenibilità, divulgandone i principi, gli obiettivi e le iniziative.
Rapporto con gli stakeholder
Coinvolge e rafforza il rapporto tra impresa e i propri portatori di interesse, ponendo le basi per relazioni solide e proattive.
Aumenta la competitività dell’impresa
La pubblicazione del proprio report rafforza sia l’immagine aziendale che il proprio brand e rappresenta fonte di diversificazione e vantaggio competitivo sul mercato .
Gestisce i rischi e incentiva le opportunità
Le attività propedeutiche e necessarie alla rendicontazione richiede all’impresa un’analisi autocritica che permette sia l’identificazione che la gestione proattiva di rischi e opportunità in ambito ESG.
Accesso ai capitali
L’impresa che formalizza e pubblicizza il proprio impegno e le proprie iniziative in tema di sostenibilità ottiene sempre più spesso agevolazioni e/o condizioni migliorative nell’accesso ai capitali sia derivanti da investitori esterni sia sotto forma di finanziamenti e incentivi.
IRO e PAT: i paradigmi della rendicontazione ESG
Sia per l’analisi e la disciplina dell’approccio aziendale in tema ESG che per la formalizzazione e redazione della rendicontazione, la normativa e le linee guida applicative fanno leva su due paradigmi: l’identificazione e monitoraggio di Impatti, Rischi e Opportunità (IRO) e la formalizzazione e attuazione di Politiche, Azioni e Obiettivi (PAT).
IRO: Impatti, Rischi e Opportunità
Impatti: gli effetti che l’impresa ha o può avere sull’ambiente e sulle persone, connessi alle attività proprie dell’impresa e alla catena del valore a monte e a valle
Rischi: eventi o condizioni ambientali, sociali o di governance che potrebbero sortire un effetto finanziario negativo rilevante sull’impresa.
Opportunità: situazioni o fattori legati all’ambiente, alla società o alla governance che possono generare un impatto finanziario positivo significativo per l’azienda.
PAT: Politiche, Azioni e Obiettivi
Politiche: insieme di obiettivi generali e principi di gestione che declinano la strategia dell’impresa in merito alle questioni di sostenibilità rilevanti.
Azioni: le iniziative grazie alle quali l’impresa intende affrontare gli impatti, i rischi e le opportunità rilevanti.
Obiettivi (Target): punto d’arrivo che l’impresa si prefigge di raggiungere. L’obiettivo è misurabile, orientato ai risultati e temporalmente definito.