Italo Sandrini interviene al convegno sul fine rieducativo della pena
Le ACLI hanno promosso un convegno su un tema sempre di estrema attualità, il fine rieducativo della pena.
Tale principio spesso citato, anche perché ha una rilevanza costituzionale, trova scarsa applicazione, vuoi per il problema del sovraffollamento delle carceri italiane, vuoi per la scarsa sensibilità dell’opinione pubblica. Questo secondo motivo, in realtà, è frutto di una visione miope del problema, in quanto una applicazione ponderata porterebbe ad una recidiva inferiore, con impatti sia di costi che di criminalità non indifferenti, per una società che si considera evoluta e civile.
Poi sicuramente è anche un segnale di civiltà, che consentirebbe di affrontare il problema carcerario in modo moderno, con significative ricadute anche per il sistema Italia. Il fatto che non venga mai preso in dovuta considerazione, porta l’Italia ha subire continue pesanti sanzioni dalla corte europea di giustizia.
Collegato a questo tema, si è poi discusso e approfondito il tema del lavoro carcerario. Questa realtà è in continuo sviluppo e nuova frontiera per gli imprenditori e i professionisti che cercano di percorrere nuove vie imprenditoriali, con risvolti sociali notevoli, e che già operano in strutture carcerarie di grandi dimensioni nella città metropolitane e non solo.
E’ indubbio che, anche in questo caso, una visione limitata del problema non fa sviluppare le potenzialità insite in queste attività e nel tempo stesso non fa crescere una nuova generazione di imprenditori che, vista anche la situazione fallimentare esistente, si pongono delle domande su come far aumentare un’economia reale e non virtuale, dove possano tornare a emergere le qualità e non le apparenze.
L’evento è stato ampiamente riportato oltre che dal giornale locale, L’Arena, anche da Corriere e Avvenire, a testimonianza dell’importanza degli argomenti e della bontà dell’evento.
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